STORIA DEL CAMPIONATO DI CALCIO SERIE A e ORIGINE dello SCUDETTO

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    BREVE STORIA DEL CAMPIONATO DI CALCIO SERIE A


    Da fine '800 agli anni '60



    Fonte : Wikipedia

    La nascita dei primi Football Club

    Sebbene gli storici parlino di giochi assai simili al calcio risalenti al Medioevo, la storia del calcio moderno in Italia incominciò alla fine del XIX secolo, dopo intensi traffici commerciali con l'Inghilterra. Furono infatti le città portuali che videro nascere i primi «Football Club», società prevalentemente calcistiche e formate in gran parte da soci britannici.
    La più antica formazione italiana tra quelle che conservano tuttora il proprio atto fondativo è il Genoa, fondato il 7 settembre 1893 ("ufficiosamente" attivo già da alcuni anni), sebbene alcune testimonianze sostengano che in tale data fosse già attivo l'Internazionale Torino, a sua volta frutto della fusione di due precedenti sodalizi (il Torino Football & Cricket Club e il Nobili Torino). L'ultimo decennio dell'Ottocento vide poi nascere molte altre società: la FC Torinese nel 1894, l'Udinese nel 1896, la Juventus nel 1897, l'Ascoli e la Vis Pesaro nel 1898 e il Milan nel 1899.

    Genoa 1893 Milan 1901 Juventus 1905
    Genoa 1893, Milan 1901, Juventus 1905


    Nonostante i pionieri del nuovo sport fossero diffusi in tutto il Paese, era solo nell'Italia nord-occidentale che si aveva una concentrazione di squadre tali da poter disputare stabilmente degli incontri. La Federazione Italiana del Football (FIF) fu fondata a Torino il 16 marzo 1898 e subito organizzò il primo campionato di calcio italiano che fu vinto proprio dal Genoa.
    Sia il primo torneo (chiusosi in una sola giornata) sia i successivi, erano strutturati su un sistema a eliminazione diretta, sul modello della Coppa d'Inghilterra. A partire dal 1900 i primi turni erano di carattere regionale, in caso di qualificazione seguivano semifinali e finali su base nazionale. In questo periodo, visto l'esito delle amichevoli,solo tre regioni potevano schierare squadre in grado di combattersi in maniera equilibrata: il Piemonte, la Liguria e la Lombardia. Le formazioni delle altre regioni (anche nelle amichevoli) rimediavano spesso pesanti sconfitte da squadre del Nord-Ovest, anche non di primo piano. Il Genoa fu la prima «grande» del calcio italiano, aggiudicandosi i primi tre campionati (1898, 1899 e 1900).
    Fu il Milan la prima avversaria a riuscire a fermare la corsa del Genoa, aggiudicandosi il campionato del 1901. Il Genoa ottenenne poi una seconda tripletta tricolore (1902, 1903 e 1904).
    Lo svilupparsi del movimento calcistico convinse l'allora FIF (da poco iscrittasi alla FIFA) a una riforma del campionato (nel frattempo ridenominato «Prima Categoria») a partire dal 1905, sostituendo alle gare secche una serie di gruppi preliminari, i cosiddetti gironi eliminatori regionali (propedeutici al girone finale nazionale) e introducendo le partite di andata e ritorno. La Juventus, squadra che aveva raggiunto le due precedenti finali, riuscì a cogliere il suo primo successo nel 1906 dopo un pareggio casalingo del Genoa contro la US Milanese all'ultima giornata.
    Mentre le pionieristiche società avversarie pian piano chiudevano i battenti, Genoa, Juventus e Milan erano i capisaldi di questo primordiale calcio italiano. Acquistò sempre maggiore rilevanza la nuova componente formata da giocatori della Svizzera tedesca: fu grazie a essi che il Milan tornò alla vittoria nel 1906, dopo la rinuncia della Juventus a disputare la finale di spareggio, bissando il successo anche nel 1907.
    Le stagioni 1908 e 1909 si caratterizzarono per il tentativo della federazione di "nazionalizzare" a forza il campionato, sdoppiandolo in due competizioni, una "federale" aperta agli stranieri e una "italiana" autarchica. Ciò provocò la tenace reazione della maggioranza dei club, che dapprima saltarono un'intera stagione, rendendo il torneo "italiano" l'unico ufficiale del 1908, e successivamente boicottarono il campionato "italiano" nel 1909, imponendo come il solo ufficiale quello "federale". Ad approfittare della situazione fu la Pro Vercelli, che vinse entrambi gli scudetti regolari.
    Nel 1910, invece, in occasione della prima sperimentale introduzione sul modello della First Division inglese di un girone unico che avrebbe direttamente assegnato la vittoria alla squadra prima classificata, i vercellesi persero il titolo dopo un polemico spareggio con l'Inter, che conquistò così il suo primo scudetto.

    Anni 1910 e 1920: verso la Serie A

    La FIF, che intanto cambiò nome nel'italiano Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), era a questo punto intenzionata ad allargare gli angusti confini del torneo onde conferirgli una reale valenza nazionale, ma il problema era la netta differenza di valore tra le squadre provenienti dalle diverse parti del Paese. Nel 1910 la FIGC decise di innalzare il campionato veneto (che già si disputava da alcune stagioni) facendolo diventare parte del torneo nazionale col nome di girone Veneto e includendovi anche il Bologna che non aveva alcuna avversaria in Emilia. Nel 1911 il Vicenza e nel 1912 il Venezia furono i rivali dei campioni occidentali.
    Per garantire la definitiva patente di nazionalità al titolo, la FIGC aveva però bisogno che il campionato coinvolgesse anche tutto il Centro e il Sud, uscendo dai confini della Pianura Padana. A quei tempi le formazioni meridionali disputavano vari tornei regionali inquadrati nella Terza Categoria, livello consono in rapporto alle forza delle squadre del Nord. Per raggiungere l'obiettivo prefissatosi la FIGC attuò una sfasatura tra l'organizzazione calcistica delle due parti del Paese, elevando d'ufficio i tornei del Sud alla Prima Categoria, pur non essendo tali raggruppamenti paragonabili a quelli settentrionali. Dato che contemporaneamente al Nord erano stati ristabiliti i gironi eliminatori regionali propedeutici al girone finale, gli incontri conclusivi tra i campioni del Nord e quelli del Sud presero il nome di «girone finalissimo» (o semplicemente di «finalissima»). Nello stesso periodo, vennero assegnati dieci titoli di campione del Sud Italia.
    Nel 1914 venne la volta del piccolo Casale, formazione del Monferrato, mentre il successivo torneo fu bloccato a un passo dalla conclusione (con il Genoa in quel momento primo nel girone finale Nord che avrebbe teoricamente dovuto disputare la finalissima contro i campioni dell'Italia meridionale) a causa dell'intervento italiano nella prima guerra mondiale — che portò a una sospensione dell'attività nazionale, sostituita dapprima da una speciale Coppa Federale e poi per il triennio dal 1916 al 1919 da alcuni tornei calcistici a livello locale. Per l'ultima stagione regolare prima della grande guerra ( 1915 ) il titolo del Genoa fu assegnato a tavolino solo dopo la fine delle ostilità belliche.

    La crisi del 1921 e la Prima Divisione

    A partire dal 1919 cominciarono intensi dibattiti per razionalizzare il campionato, ma tali discussioni sfociarono in un nulla di fatto a causa dell'ostruzionismo delle piccole formazioni di provincia, le quali temevano per il loro futuro all'interno di un eventuale torneo più elitario. L'Inter nel 1920 e la Pro Vercelli nel 1921 si laurearono così campioni dopo una lunga serie di gironi e partite, sconfiggendo nella finalissima rispettivamente il Livorno e il Pisa.

    pro vercelli 1921La Pro Vercelli campione nel 1921

    Quando un progetto di riforma presentato da Vittorio Pozzo fu respinto dal Consiglio Federale, le ventiquattro squadre più forti e rappresentative abbandonarono la federazione fondando la Confederazione Calcistica Italiana, col compito di organizzare un campionato sul sistema del progetto Pozzo. Nel frattempo alcuni industriali cominciarono a investire in squadre di calcio italiane quali Inter, Juventus e Roma.
    Nel 1922 si ebbero così due campioni: da una parte la semisconosciuta Novese (Prima Categoria 1921-1922), dall'altra una Pro Vercelli (Prima Divisione 1921-1922).
    Dopo la riconciliazione sulla base del compromesso Colombo, che consacrava la nuova massima categoria nella Prima Divisione, composta da una Lega Nord a regime di ventiquattro società, più una Lega Sud che invece continuava coi vecchi gironi regionali (Fortitudo nel 1922, Lazio nel 1923, Savoia nel 1924 e Alba Roma nel 1925 e 1926 furono i rispettivi vincitori).
    Nel 1923 e 1924 il Genoa ottenne gli ultimi due dei suoi nove titoli — facendo in tempo a divenire la prima società a fregiarsi dello scudetto, da allora simbolo dei detentori del titolo.
    La riforma del 1922 aveva definitivamente cambiato il calcio italiano che si avviava verso il professionismo, chiudendo le porte alle provinciali e a molte delle protagoniste di inizio Novecento.
    Il 24 luglio 1923 fu una data di rilievo per il calcio italiano poiché l'arrivo alla presidenza della Juventus di Edoardo Agnelli diede inizio al più duraturo sodalizio imprenditoriale-sportivo nel Paese, da allora pressoché ininterrotto : La famiglia Agnelli portò nel calcio italiano nuovi metodi gestionali mutuati dall'esperienza nelle aziende,che in un panorama calcistico ancora semidilettantistico fecero della Juventus la prima peninsulare con uno stato professionistico «ante litteram».Il modello gestionale introdotto dagli Agnelli nella Juventus ebbe un ruolo decisivo nella svolta verso il professionismo

     juventus 1925 La formazione della Juventus nel 1925


    Gli investimenti degli Agnelli di lì a pochi anni fecero fiorire definitivamente la Juventus.Nel giro di tre decenni la Juventus divenne infatti la più titolata d'Italia.


    Il calcio sotto il fascismo

    A metà del decennio nacque l'astro del Bologna, che sospinto dalle reti di Angelo Schiavio – e con il sospetto di forti ingerenze da parte del Partito Nazionale Fascista ( nella figura del podestà bolognese Leandro Arpinati ) raggiunse lo scudetto nel 1925 dopo una lunga e controversa serie di finali contro il Genoa, segnate da contestate decisioni arbitrali e conseguenti gravi disordini di ordine pubblico. La finale del 1925 rappresentò il crepuscolo dell'epoca d'oro del Genoa : il Bologna e la Juventus divennero le due nuove potenze del torneo, ritrovandosi a contendere direttamente tra loro la vittoria l'anno successivo: questa volta a prevalere fu la Juventus, guidata in campo dal capitano Virginio Rosetta e dal portiere della nazionale Gianpiero Combi, che si aggiudicarono il loro secondo scudetto a ventuno anni di distanza dal precedente.
    Nell'estate del 1926 con la carta di Viareggio il governo fascista riorganizzò il campionato abolendo la divisione tra Lega Nord e Lega Sud, ritenuta inaccettabile secondo gli ideali nazionalistici del regime, che la consideravano un motivo di divisione per il Paese. Le vecchie leghe settentrionali e meridionali vennero di conseguenza smantellate: diciassette formazioni provenienti dal Nord e tre provenienti dal Sud (l'Alba Roma, la Fortitudo Roma rinominata appositamente Fortitudo Pro Roma e il Napoli) furono iscritte alla nuova Divisione Nazionale che apriva ufficialmente le porte al professionismo.

     Bologna 1925 Il Bologna che nel 1925 si fregiò per la prima volta del titolo nazionale

    La nuova formula della manifestazione prevedeva, in luogo della serie di finali, un raggruppamento conclusivo comprendente le migliori squadre della fase eliminatoria. IlTorino, allestito dal presidente e conte Enrico Marone di Cinzano, vinse il proprio girone e grazie anche al contributo del cosiddetto «Trio delle Meraviglie» (composto da Julio Libonatti, Adolfo Baloncieri e Gino Rossetti) si laureò Lampione d'Italia. Lo scandalo del caso Allemandi ( presunta corruzione del terzino della Juventus Luigi Allemandi ) gli costò la revoca dello scudetto. La sorte volle che la nuova annata divenisse quasi la copia della precedente e pareggiando 2-2 (dopo il 3-0 dell'andata) contro il Milan il 22 luglio a San Siro, il Torino si aggiudicò nuovamente il titolo ( 1927 ).
    Il deciso attivismo di Leandro Arpinati ( nel frattempo divenuto presidente federale ) partorì nell'estate seguente una novità che divenne tappa storica per il calcio italiano : fu così decisa l'introduzione in pianta stabile anche in Italia della formula del girone unico.Il nuovo campionato ( 1928 ) sarebbe stato quindi l'ultimo disputato con la formula dei due gironi introdotta nel 1921, mentre dalla stagione successiva le grandi squadre sarebbero state riunite in un nuovo torneo denominato «Divisione Nazionale Serie A» – più semplicemente Serie A – e le escluse avrebbero costituito l'altrettanto inedita Serie B («Divisione Nazionale Serie B»).
    Per l'ultima edizione dell'ultimo torneo di Divisione Nazionale, fu previsto l'allargamento «una tantum» , includendovi varie squadre cadette nel tentativo di dare maggiore rappresentatività geografica alla manifestazione.
    Nel 1929 la FIGC e Arpinati realizzarono un campionato nazionale a girone unico. Il progetto iniziale prevedeva una Serie A composta da sedici squadre, ovvero quelle che si erano classificate tra le prime otto nei due gironi in cui era diviso il campionato precedente. Tuttavia il protrarsi dello spareggio per l'ottavo posto tra Napoli e Lazio, unito al ripescaggio della Triestina effettuato per motivi patriottici, portò ad ammettere anche queste ultime innalzando il numero delle squadre a diciotto. Il 6 ottobre 1929 si disputarono le prime nove partite del campionato 1929-1930 che alla fine con 50 punti (frutto di 22 vittorie e 6 pareggi in 34 partite disputate) e due punti di vantaggio sul Genoa vide il successo della neonata Ambrosiana di Giuseppe Meazza, una squadra creata dal regime fascista fondendo di autorità l'Inter con la Milanese.

    Anni 1930 e 1940

    Nella stagione 1930-1931 iniziò il periodo favorevole della Juventus di Edoardo Agnelli, che potendo contare su buoni giocatori e un allenatore di tutto rispetto, partì bene e nonostante una leggera flessione che l'aveva fatta avvicinare dalla giovane Roma (sorta pochi anni prima dalla fusione tra Alba, Fortitudo e Roman) si aggiudicò il terzo titolo, ripetendosi anche l'anno successivo dopo avere superato in rimonta il Bologna.
    Nell'annata 1932-1933 la Juventus dovette rincorrere a lungo l'Ambrosiana-Inter (che adottò tale nome dopo che la Milanese venne ricostituita nel 1932), ma alla fine conquistò il terzo titolo consecutivo, seguito dal quarto nell'edizione 1933-1934. Quest'ultimo campionato si segnalò anche per la prima retrocessione del Genoa, evento che marcava definitivamente la fine del calcio dei pionieri e a cui andò ad aggiungersi quella della Pro Vercelli nel 1934-1935, l'altra protagonista della fase precedente l'introduzione del girone unico.
    La nuova stagione vide la Fiorentina per lunghi tratti capolista, inseguita da Juventus e Ambrosiana-Inter. Tuttavia, nella lunga distanza la Fiorentina mollò la presa, sicché la lotta si concluse quando l'Ambrosiana perse a Roma, lasciando alla Juventus il settimo scudetto, quinto consecutivo. Il lustro di successi della Juventus si chiuse bruscamente il 15 luglio 1935, quando il presidente Edoardo Agnelli morì improvvisamente a Genova, ucciso dall'elica del suo idrovolante dopo che questo era caduto in mare.

    Il Bologna «che tremare il mondo fa»

    Nel 1935 le squadre partecipanti alla Serie A erano state ridotte a sedici già da un anno, così come previsto nel progetto originale del 1929. Emerse subito il Bologna cui, da quando si aggiudicò due edizioni della Coppa dell'Europa Centrale (1932 e 1934), i giornalisti attribuirono la denominazione di «squadra che tremare il mondo fa», essendo a quei tempi tale competizione un precursore della moderna Coppa dei Campioni. Un Bologna che rivaleggiava con la Juventus e il Torino, che a un certo punto raggiunse anche la testa della classifica : nella contesa si inserì poi anche la Roma. Il testa a testa fu molto combattuto, ma alla fine fu il Bologna a conquistare il terzo scudetto, ripetendosi anche l'anno successivo dopo avere recuperato in corsa la Lazio di Silvio Piola.
    Nel 1937-1938 il Bologna cedette il titolo a un'Ambrosiana-Inter che seppe tenere a bada il ritorno primaverile della Juventus, ma l'anno successivo il nuovo allenatore e l'acquisto dell'uruguayano Hector Puricelli che vinse la classifica dei cannonieri, riportarono il Bologna allo scudetto.
    La sfida tra Bologna e Ambrosiana-Inter divenne una costante in un'Italia sull'orlo della seconda guerra mondiale, nel 1940,dopo un lungo inseguimento, l'Ambrosiana-Inter riuscì a riprendere e superare il Bologna, battendolo nel decisivo incontro dell'Arena Civica,ma nel 1941 nulla potè di fronte al Bologna del sesto scudetto.

     Bologna squadra 1936-37 Il Bologna, la squadra «che tremare il mondo fa», tornò alla ribalta con quattro scudetti tra gli anni 1930 e 1940

    Il primo titolo della Roma

    La stagione 1941-1942 vide la fine del ciclo del Bologna. Anche l'Ambrosiana-Inter era incappata in un campionato negativo in cui rischiò la retrocessione, sicchè l'inedita lotta al vertice vide protagonisti il Torino e due sfavorite, ovvero il Venezia – fulmineamente emerso nella precedente annata grazie alla vittoria in Coppa Italia e sospinto dai giovani Ezio Loik e Valentino Mazzola – e la Roma dell'allenatore ungherese Alfréd Schaffer e del ventenne cannoniere Amedeo Amadei, che in campionato segnò 18 reti in 30 presenze.
    Gli eventi bellici finirono per intersecarsi con quelli sportivi: la chiamata alle armi di molti giocatori e i bombardamenti che colpirono i grandi centri urbani del Nord, avvantaggiarono la Roma che con la vittoria del 14 giugno 1942 contro il già retrocesso Modena allo stadio Nazionale festeggiò il suo primo scudetto e divenne la prima squadra della vecchia Lega Sud a squarciare la storica egemonia del Nord sul campionato.


     Roma squadra 1942 La Roma del 1942, prima squadra a interrompere l'egemonia del Nord e a portare lo scudetto nell'Italia centrale


    Il Grande Torino


    Il trionfo della Roma rimase estemporaneo poiché il presidente del Torino Ferruccio Novo palesò immediati intenti di rivalsa, acquistando dal Venezia le due rivelazioni Loik e Mazzola. Il salto di qualità fu notevole e nel torneo 1942-1943 il Torino conquistò dopo tre lustri di attesa il secondo scudetto. La forza del Torino si riflesse sull'intera stagione, divenendo la prima formazione italiana a conseguire una «doppietta» (double) grazie all'ulteriore affermazione nella Coppa Italia, la seconda della sue cinque totali.


     Grande Torino 1942-43 La prima formazione del Grande Torino, per cinque volte campione d'Italia nel corso degli anni 1940


    Nel frattempo, in un'Italia provata dagli eventi della seconda guerra mondiale, le invasioni di Alleati al Sud e nazisti al Nord spaccarono il Paese in due, costringendo la FIGC all'interruzione forzata del campionato nazionale. Trascorse così un biennio in cui il calcio italiano vide solamente l'organizzazione di alcuni tornei a carattere regionale.
    La Serie A tornò nella stagione 1945-1946 con una formula speciale, secondo la quale le squadre furono separate in due gironi geografici con un raggruppamento finale di otto squadre. Furono le quattro rappresentanti padane a contendersi il titolo, che andò ancora al Torino.
    Fu nell'annata 1946-1947 che si ricrearono le condizioni per un girone unico: le squadre ammesse furono venti, quante ne sarebbero rimaste fino al 1951-1952.
    La Juventus sembrò dapprima in grado interrompere l'egemonia dei rivali del Torino, ma il superiore tasso tecnico di quest'ultimi prevalse ancora, permettendo loro di cogliere il quarto scudetto.
    Il 1947 si segnalò inoltre per il sorprendente Modena, ma soprattutto per il risveglio del Milan, che condusse a lungo la classifica per poi lasciare primo posto e titolo ancora al Torino. Per il Milan si trattò comunque del miglior risultato dal 1912, un'inversione di tendenza che li avrebbe portati ad attendere pochi anni prima di tornare al successo.
    Il campionato 1947-1948 ( l'unico disputato a 21 squadre ) non smentì nel risultato quello che ormai divenuto noto come il Grande Torino, il quale non sembrava avere più rivali: colonna portante della nazionale italiana, alla quale fornì la quasi totalità dell'organico, anche nell'edizione 1948-1949 prese ben presto il comando della graduatoria e, nonostante qualche segno di affanno, mantenne un discreto vantaggio finché il 30 aprile 1949 – pareggiando a San Siro contro gli inseguitori dell'Inter – conquistò il quarto scudetto consecutivo di un vittorioso ciclo.
    La magia si interruppe improvvisamente e tragicamente di lì a pochi giorni. Il 3 maggio la squadra del Torino si recò a Lisbona per un'amichevole contro il Benfica: al termine del viaggio di ritorno, a causa del maltempo, l'aeroplano che li stava riportando in Italia perse la rotta e anziché puntare sull'aeroporto di Torino-Aeritalia, si schiantò contro il terrapieno della basilica di Superga. Nessuno degli occupanti sopravvisse alla sciagura e il Paese perdeva una delle più forti squadre che abbiano mai partecipato alla Serie A. Lo scudetto quell'anno fu assegnato a tavolino al Torino, che giocò le ultime quattro partite con la squadra «Ragazzi» e contro avversarie composte anch'esse da elementi delle giovanili.

    Anni 1950: l'affermarsi della lotta tra le «tre grandi»


    La tragedia di Superga diede inizio all'era moderna del campionato italiano : al di là delle singole stagioni il palcoscenico della Serie A fu da quel giorno occupato dalla Juventus degli Agnelli, dal Milan e dall'Inter, che lasciarono a tutte le altre società solo un ruolo da comprimarie o meteore, destinate a brevi e mai stabili passaggi ai vertici delle classifiche.
    Il primo campionato del nuovo corso nel 1949-1950 rimase a Torino, nelle mani della Juventus, allenata dall'inglese Jesse Carver, il primo allenatore ad applicare il gioco a zona nel calcio italiano.
    Nell'edizione 1950-1951 il Milan tornò allo scudetto in rimonta sull'Inter,dopo quarantaquattro anni. Dopo una nuova stagione, appannaggio della Juventus e la riduzione del numero delle partecipanti a diciotto, venne il turno dell'Inter che si affermò per il successivo biennio (1952-1953 e 1953-1954).
    Nel 1954 l'editore Andrea Rizzoli comprò il Milan con l'ambizione di portarlo ai massimi livelli sia in campo nazionale sia nelle nascenti competizioni UEFA.Il Milan dominò il campionato che alla sua conclusione fu travolto dalla prima serie di scandali dopo quello del 1927 e che portò alla retrocessione a tavolino di Catania e Udinese.
    l dominio delle «tre grandi», così come iniziarono a essere chiamate Inter, Juventus e Milan, ebbe un momento di pausa nell'edizione 1955-1956, quando la Fiorentina ottenne il primo scudetto per la Toscana,ma riprese subito con un nuovo titolo a testa per il Milan e per la Juventus: per quest'ultima inoltre significò divenire la prima squadra a fregiarsi della «stella» permanente sulle maglie, nonché la più titolata d'Italia, superando il Genoa al termine della stagione 1957-1958.
    Mentre la Fiorentina ottenne tra il 1956-1957 e il 1959-1960 il primato di quattro secondi posti consecutivi, Milan e Juventus si spartirono gli scudetti nel quadriennio tra i Mondiali di Svezia 1958 e Cile 1962 (il Milan nel 1957, 1959 e la Juventus nel 1958 e 1960), anche grazie a due attaccanti sudamericani come José Altafini e Omar Sívori. Nel 1960 in pieno regime commissariale la FIGC introdusse la novità dell'innalzamento a tre del numero delle retrocessioni, determinando a lungo andare un maggiore cambio delle partecipanti al massimo campionato.


     Juventus FC trio magico Omar Sivori, John Charles e Giampiero Boniperti, il «Trio Magico» della Juventus che nel 1958 si fregiò per prima in Italia della «stella»

    L'ORIGINE DELLO SCUDETTO

    La squadra vincitrice del campionato italiano di calcio, oltre al titolo di “Campione d'Italia”, si aggiudica anche il diritto di applicare (nella stagione successiva) uno scudetto tricolore sulle proprie maglie da gioco. Ma qual è l'origine dello SCUDETTO??

    A inventare questo simbolo fu il poeta Gabriele d'Annunzio, il quale sembra che in giovane età si divertisse a giocare a calcio con gli amici, sulla spiaggia di Francavilla, vicino alla natìa Pescara (finché nel 1887, durante una partita, perse due denti cadendo e pose fine alla sua carriera da calciatore...).

    LA PARTITA DI FIUME. L'occasione per questa particolare innovazione si presentò nel 7 febbraio del 1920, a Fiume, durante l'occupazione della città da parte dei volontari italiani guidati da d'Annunzio.

    Quel giorno, infatti, fu organizzata una partita tra una squadra di militari italiani e una di civili locali. Per l'occasione gli italiani indossarono una maglia azzurra sulla quale il Vate decise di applicare anziché lo scudo sabaudo (come avveniva sulle maglie della Nazionale a quei tempi), uno scudetto (di forma “sannitico antica” secondo la definizione araldica) con i colori della bandiera italiana.

     scudetto italiano E proprio allo scudetto di d'Annunzio, qualche anno più tardi (1924), si ispirarono gli organizzatori del campionato quando stabilirono che da quel momento, la squadra che ogni anno avesse vinto il titolo, nella stagione successiva si sarebbe fregiata anche di un simbolo da apporre sulla maglia.

    La prima fu il Genoa che così, nel 1925, giocò con lo scudetto sul petto.

    Genoa Campione d'Italia

    La squadra del Genoa che nel 1925 per la prima volta giocò con lo scudetto tricolore sul petto.

    :saluti:

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    Edited by blueorion - 3/9/2018, 21:54
     
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